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L'inizio shock della finale mondiale 1974

Holzenbein falcia Cruijff sotto gli occhi di Vogts e soprattutto di Taylor
Holzenbein falcia Cruijff sotto gli occhi di Vogts e soprattutto di Taylor

Pochissime partite e nessuna finale sono cominciate come quella del 7 luglio 1974 all'Olympiastadion di Monaco. Germania Ovest contro Olanda, il sistema Beckenbauer contro il sistema Cruijff, il quadrato cinismo tedesco contro il calcio totale olandese: in palio la Coppa del Mondo, appena sfornata da un orafo di Paderno Dugnano su disegno dello scultore milanese Silvio Gazzaniga per sostituire la Rimet, assegnata definitivamente al Brasile nel 1970. Il 7 luglio 1974 è una giornata entrata nella storia, anche se alla fine vinse la squadra "sbagliata": i tedeschi erano formidabili, ma gli olandesi avevano rivoluzionato l'approccio tattico e segnato una svolta epocale, della quale tutto il calcio contemporaneo è loro profondamente debitore.

Arbitrava un inglese, Jack Taylor. Un fischietto top per il match più importante: aveva 44 anni, era di Wolverhampton, di professione faceva il macellaio come da tradizione di famiglia. Internazionale dal '63, nel suo curriculum figuravano una finale di Coppa d'Inghilterra (1966) e una finale di Coppa dei Campioni (1971): era al secondo Mondiale dopo Messico '70. In quel torneo aveva già diretto due gare di secondo piano: nella designazione influirono certamente il valore tecnico e la condizione fisica, ma anche il ruolo dominante del connazionale Ken Aston nella commissione arbitrale della Fifa.

Tolta l'edizione messicana dell'86 - asservita alle esigenze televisive europee - quella tedesca fu l'ultima finale diurna della storia. Si giocava alle 16, la partitissima era preceduta dalla festosa cerimonia di chiusura. Conclusa la cerimonia le squadre entrarono, furono eseguiti gli inni, lanciata la monetina, scelti palla e campo. Tutto pronto, Taylor stava per fischiare nello stesso silenzio irreale che precede lo start della finale olimpica dei 100 metri.

"In quel momento - ha ricordato l'arbitro molti anni dopo in un'intervista-documentario alla Bbc - accadde una cosa incredibile, talmente divertente da non sembrare vera. Stavo per dirigere la partita che tutti sognano e invece mi sembrò di tornare agli inizi, quando arbitravo nelle serie inferiori e nei campionati locali: corse da me un ragazzino e mi disse 'you gotta restart', devi ricominciare. Gli domandai perché, lui rispose che mancavano le bandierine del calcio d'angolo. Le avevano tolte per la cerimonia e si erano dimenticati di rimetterle: è strano arrivare a una finale di Coppa del Mondo in Germania, una nazione così efficiente che difficilmente commettere errori, e trovarsi senza le bandierine del corner. Non ci potevo credere".

Taylor, basito, non poté che fermare il carrozzone. Ci vollero diversi minuti perché gli addetti recuperassero le bandierine e le mettessero a dimora negli angoli e in corrispondenza del centrocampo, come da regolamento dell'epoca. "La scena era surreale. C'erano milioni di persone che guardavano in tutto il mondo e io ero lì, a dar retta a quell'omino, che adesso stava correndo attorno al campo per posizionare le bandierine. Anche due totem come Cruijff e Beckenbauer se la ridevano: per qualche momento svanì tutta la tensione".

Ma fece presto a tornare, la tensione. Finalmente si poté partire. Batté il calcio d'avvio l'Olanda: fece 16 passaggi in 50 secondi, poi Cruijff diede un'accelerata delle sue dalla trequarti, entrò in area di gran carriera palla al piede e Uli Hoeness ebbe la pessima idea di abbatterlo in scivolata. Taylor, piazzato più che benissimo, fischiò rigore: erano passati 53 secondi di gioco, la Germania padrona di casa non aveva ancora toccato palla e quello era il primo penalty in 44 anni di storia delle finali mondiali.

"Non ho mai creduto che un arbitro a quei livelli debba preoccuparsi di quel che può succedere: non c'è il tempo di fermarsi a pensare - è ancora Taylor che rivanga - Solo quando assegnai il rigore capii la grandezza del tutto: era netto, facile da vedere, e ne ero lieto perché sapevo di essere nel giusto. Naturalmente i tedeschi non la pensavano allo stesso modo. Mentre ero sul dischetto Beckenbauer mi passò accanto e mi apostrofò: Taylor, sei un inglese! Era una protesta signorile, non da ammonizione, ma credo dicesse molto dell'atmosfera in quel frangente. Quando l'ho reincontrato, diverso tempo dopo, gli ho ricordato l'episodio e lui, facendo spallucce, ha risposto: beh, alla fine abbiamo vinto lo stesso, no?".

In quella partita Taylor si dimostrò all'altezza e tutt'altro che casalingo. Assegnò un secondo rigore, stavolta alla Germania: "Mi dà fastidio che si sia parlato di compensazione. Era uno sgambetto (di Jansen su Holzenbein, ndr) e lo sgambetto per il regolamento è rigore", spiegò il fischietto britannico. E nella ripresa - questo lo ricordano in pochi - annullò il 3-1 di Gerd Muller, regolarissimo: il colpevole fu il guardalinee messicano Benito Archundia, che segnalò un fuorigioco inesistente, nemmeno millimetrico.

Ma quell'inizio in sordina no, non se l'aspettava nessuno. Neanche lui, che aveva diretto mille partite in ogni angolo del mondo.

Guarda la finale mondiale 1974

Guarda Taylor che racconta gli episodi iniziali

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