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Il pasticcio di Zorzotti

Il Berna edizione 1922/23: al centro, in maglia scura e cappellino, il portiere Ernst Zorzotti

Il Berna edizione 1922/23: al centro, in maglia scura e cappellino, il portiere Ernst Zorzotti

Dalla prima edizione, datata 1898, il campionato svizzero non ha mai saltato un giro, neanche durante le guerre. Eppure nell'albo d'oro c'è un buco: la stagione 1922/23 riservò colpi di scena a non finire, vedendo più volte riscritta la storia finché... non ci fu più tempo, e trattandosi di svizzeri non si procrastinò oltre.

Dilettantismo. Non c'era il professionismo: le difficoltà logistiche e burocratiche erano all'ordine del giorno, né esisteva un mercato dei calciatori come lo intendiamo oggi. I protagonisti avevano status amatoriale, spesso un'altra occupazione parallela, e i cambi di casacca - meno frequenti di oggi - potevano avvenire per mille motivi, anche strettamente personali: esigenze di lavoro e familiari, litigi, colpi di testa, amicizie cambiate. Pure gli organi apicali funzionavano alla buona: la Federcalcio, fondata nel 1895 con sede a Berna, organizzava i campionati ma non aveva le risorse strutturali e umane per tenere in pugno la situazione.

Tutto il sistema faceva acqua. Gli arbitri, spesso ex giocatori o addirittura ancora tesserati per i vari club, erano molto lontani dall'odierno ruolo da pubblici ufficiali: si limitavano a fischiare, non mettendo becco nelle questioni formali e facendo slalom tra le frequenti ricusazioni incrociate. I pochi funzionari federali si arrabattavano tra mille incombenze. E i dirigenti delle società erano quanto di più improvvisato e folcloristico si potesse immaginare. Regnavano approssimazione e incompetenza a ogni livello, come attestano i fatti che qui narriamo.

A caccia del Servette di Ginevra, campione uscente, al via del torneo 1922/23 si presentarono altre 23 squadre: furono divise in tre gironi su base geografica, le vincenti si sarebbero poi disputate il titolo in campo neutro. Formula ibrida introdotta nel 1909 e mantenuta pressoché invariata fino al 1930. La prima fase, tra settembre e aprile, promosse lo Young Fellows di Zurigo, che dominò la zona Est; lo Young Boys di Berna, che prevalse di due soli punti sul Berna nella zona Centro; e il Servette di Ginevra, che vantava il miglior attacco, la miglior difesa e il bottino più pingue della lega, ma solo alla penultima giornata si scrollò di dosso il degno rivale Losanna nella zona Ovest.  

Primo ribaltone. Era tutto pronto per la poule scudetto, invece cominciò il valzer degli errata corrige. A bocce appena fermate, e a pochi giorni dal triangolare scudetto, emerse che nelle ultime quattro partite della stagione regolare il Biel/Bienne aveva schierato un giocatore squalificato. Gli vennero dunque inflitte altrettante sconfitte a tavolino, una delle quali proprio a vantaggio del Berna, che sul campo il 18 marzo aveva perso 3-0: risultato esattamente ribaltato, due punti omaggio e aggancio in vetta.

Apriti cielo: l'insperato cadeaux elargito ai rossoneri rendeva necessario uno spareggio, allestito in fretta e furia per rispettare i tempi fissati. Ma lo Young Boys - che peraltro aveva vinto nettamente entrambi i derby stagionali - la prese malissimo, e per protesta non si presentò a Losanna il 29 aprile. Il Berna acchiappò così un altro successo a tavolino, lucrando senza colpo ferire il pass per le finali al posto dei gialloneri. L'occasione della vita per un club mai salito così in alto in 25 anni di storia.

Afflerbach mattatore. La poule scudetto itinerante andò in scena nelle domeniche di maggio. Il 6, a Zurigo, il Berna regolò lo Young Fellows grazie a un gol del bomber Robert Afflerbach, preso quell'anno dal Nordstern, titolare anche in nazionale. Il 13, a Berna, gli zurighesi - ormai fuori dai giochi - sgambettarono inopinatamente il favoritissimo Servette, battendolo 2-1 in rimonta. Il 27, a Losanna, ai rossoneri bastava un pareggio, che puntualmente arrivò: segnò subito il solito Afflerbach, poi il Berna contenne la reazione dei campioni in carica, con il terzino sinistro Beuchat - migliore in campo - a guidare il fortino. Nella ripresa il Servette moltiplicò gli sforzi e creò i presupposti per tornare in corsa: beneficiò di un rigore, che però lo specialista Fehlmann si fece parare dal portiere Zorzotti, e a 10' dalla fine pareggiò con Bédouret. Ma non bastò per evitare l'abdicazione: il Berna, coraggioso outsider e inedito vincitore, poté festeggiare.

La squadra era al primo trionfo, ma non era fatta di sbarbatelli: oltre al già citato Afflerbach, erano nel giro della nazionale rossocrociata l'attaccante Max Brand, i centrocampisti Jakob Schneebeli e Paul Schmiedlin. Quest'ultimo, ritenuto il giocatore più forte che abbia mai militato in rossonero, mise insieme 28 presenze nella rappresentativa elvetica tra il 1920 e il '25, impreziosite dall'argento vinto da capitano alle Olimpiadi di Parigi 1924.

Sei mesi di ritardo. La capitale portò in trionfo i suoi eroi, che vissero un'estate da sogno, coccolati e riveriti. Ma in agosto, quando già la nuova stagione era in vista, arrivò la doccia fredda, sotto forma di faida cittadina. Lo Young Boys, forse imbeccato da qualche delazione interessata, si travestì da 007, andò a spulciare tra i referti ormai omologati e pescò uno sfondone fin lì sfuggito a tutti: nel Berna che il 4 febbraio - sei mesi prima! - aveva schiantato a domicilio il Basilea (4-0) c'era un giocatore in posizione dubbia. Si trattava proprio dell'eroe di Losanna, il portiere Ernst Zorzotti, classe 1900, ingaggiato giusto in quei giorni per sostituire l'incerto Bracher, guardiano dei pali rossoneri nella prima metà stagione. Zorzotti esordì proprio a Basilea, affrontando la squadra in cui aveva sempre giocato fin dalle giovanili. I gialloneri si rivolsero alla federazione, che dopo essere fragorosamente caduta dalle nuvole esaminò la questione.

Sentendo puzza di bruciato, il club fresco campione tentò una disperata difesa a tutto campo, appoggiandosi anche agli amici potenti. Tra i centrocampisti in rosa c'era il figlio di un pezzo grossissimo della politica elvetica dell'epoca: il parlamentare conservatore ticinese Giuseppe Motta, originario di Airolo, personaggio di potere, fama e riconosciuto carisma. Consigliere federale e più volte presidente della Confederazione, esperto in materia di esteri e finanze, Motta senior nel 1920 aveva guidato la campagna per l'ingresso della neutrale Svizzera nella Società delle Nazioni. 

Secondo ribaltone. Però il politico navigato, pur appassionato di football e habitué degli stadi in cui si esibiva il rampollo, non si espose più di tanto, limitandosi a buoni uffici di cortesia, insufficienti per cambiare il destino di una stagione stregata. All'alba di martedì 25 settembre giunse il verdetto del consiglio federale, riunito appositamente a Lucerna: si stabilì che l'impiego di Zorzotti era stato colpevolmente frettoloso, poiché il suo tesseramento era da considerarsi in vigore solo a partire dall'11 febbraio, quindi dopo il match incriminato.

Perciò vennero tolti quei due punti al Berna e la nuova classifica finale del gruppo Centro, rivista un'altra volta, tornava a premiare lo Young Boys: di conseguenza perdeva efficacia, come se non fosse mai esistito, il mini torneo per il titolo giocato a maggio. La revoca dello scudetto provocò varie proteste nella capitale, dove tifosi e giornalisti abbracciarono a tutta pagina un refrain sempreverde: "Gli errori dei dirigenti non possono cancellare gli sforzi e i meriti dei giocatori sul campo".

Che fare? Se le finali le avesse vinte un'altra squadra, probabilmente sarebbe bastato punire simbolicamente la grave leggerezza della dirigenza bernese. Siccome però rimaneva lo scudetto vacante, l'ideale sarebbe stato rigiocare la poule finale. Peccato che il 23 settembre, due giorni prima della sentenza, fosse già cominciata la serie A 1923/24. Dopo breve e sofferto brainstorming, la decisione della federazione fu pilatesca, clamorosa e probabilmente inevitabile: non c'era il tempo per rifare tutto, quindi per quell'anno nessun nome sarebbe stato scritto nell'albo d'oro. 

Il prosieguo. Incassato il colpo, il Berna non si ripeté. L'anno seguente chiuse al quinto posto, dopo aver perso diversi giocatori chiave, a cominciare da Afflerbach. Nel '24/25 i rossoneri si qualificarono di nuovo alle finali per il titolo: si presentarono all'ultima gara con due risultati su tre a disposizione, ma uscì quello sbagliato e vinse il redivivo Servette (1-0). L'11 aprile 1926 il Berna disputò al Letzigrund di Zurigo la finale della prima edizione della Coppa Svizzera, ma fu superato per 2-1 dal Grasshoppers.

Il ciclo migliore nella storia di uno dei più antichi club svizzeri, fondato nel 1894, si concluse con la bacheca sfortunatamente vuota: poco conta la Och Cup, antenata estemporanea della Coppa nazionale, disputata in due sole edizioni e vinta nel 1921. Mentre i titolati cugini dello Young Boys sono rimasti nell'élite rossocrociata, il Berna è una nobile decaduta: non vede la massima categoria dal 1954, è finito nei campionati minori e oggi milita nella seconda lega regionale.

Il povero Zorzotti, colpevole incolpevole, tornò alla casa madre Basilea: qui trovò la porta occupata dal suo erede, Theodor Schär, arrivato nel 1922 per sostituirlo e diventato inamovibile. Il nostro Ernst non si perse d'animo e chiese di giocare in un altro ruolo: succedeva sovente all'epoca, lui stesso l'aveva fatto episodicamente agli esordi. Fece così reparto in attacco con un altro ex portiere, Arthur Pius Fahr, riciclatosi come eccellente cannoniere dopo gli inizi tra i pali, e aggiornò il bottino personale a quota 4 gol. Poi Schär volò verso altri prestigiosi lidi (Servette) e Zorzotti riprese definitivamente il suo ruolo, ritirandosi infine nel 1931 senza più vincere alcunché. È scomparso nel 1970.

Giuseppe Motta continuò la carriera ad altissimi livelli: fu di nuovo presidente svizzero, nel 1924 venne eletto presidente dell'Assemblea della Società delle Nazioni e rimase consigliere federale per 28 anni, fino alla morte, giunta nel 1940. Negli ultimi anni fu lui a gestire i complessi rapporti con le ingombranti dittature italiana e tedesca, riuscendo a proteggere la Svizzera dalla guerra.

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