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Bican è meglio di Pelè

Josef Bican (a destra) in gol con la maglia dello Slavia Praga
Josef Bican (a destra) in gol con la maglia dello Slavia Praga

Chi è il massimo goleador di ogni epoca? Facile, Pelè, direte. Sbagliato: in era pre-televisiva c'è stato un fenomeno assoluto, capace di una media di quasi due gol a partita. Le statistiche ufficiali parlano di 805 reti in gare ufficiali, di cui 518 nei campionati di club (Puskas si fermò a 517), e 1.468 complessive (a Pelè ne sono accreditate 1.281). Il bomber in questione si chiamava Josef Bican, per tutti Pepi, e ha vissuto sulla sua pelle tanti drammi del secolo scorso: figlio di emigranti boemi trapiantati a Vienna, orfano e povero, pluri-naturalizzato (prima austriaco, poi cecoslovacco, poi boemo-moravo durante il protettorato nazista di quella regione, poi ancora cecoslovacco, infine ceco). Con un denominatore comune: la straordinaria implacabilità sottoporta.

Josef Bican era nato a Vienna il 25 settembre 1913. Suo padre, Frantisek, giocava nell'Hertha, club minore della capitale dell'impero austroungarico, e morì nel 1925 a causa di una malattia renale. Josef, adolescente, cominciò nelle giovanili della stessa società: si disse che per la povertà giocasse scalzo, e a questo dovesse la disumana sensibilità nel controllare la palla. Si disse anche che una volta mamma Ludmila, dopo che Josef aveva subito un brutto fallo, scese in campo per "punire" a colpi d'ombrello il rude avversario.

A 14 anni, nel 1927, passò allo Schustek, dove lo fecero già debuttare in prima squadra: il baby ripagò con 24 gol in 23 partite. La stagione seguente, al Farbenlutz, ancora meglio: 47 centri in 20 gare. Numeri che solleticarono l'interesse del club più prestigioso del Paese, il Rapid Vienna, che nel 1931 si assicurò il ragazzino per 150 scellini. Bican aveva 18 anni e diventò subito un punto di forza dei biancoverdi, guadagnandosi già nel novembre 1933 la prima chiamata in nazionale (Hampden Park di Glasgow, Scozia-Austria 2-2): un onore non da poco, visto che si trattava del Wunderteam (squadra delle meraviglie) che in quel periodo, insieme all'Italia, dominava la scena europea e mondiale.

Dopo due stagioni al Rapid (rendimento in linea con le abitudini: 52 gol in 49 apparizioni) e la Coppa Rimet disputata in Italia, passò all'Admira, altra squadra di Vienna, dove però ebbe un passaggio a vuoto, scendendo drasticamente sotto media. Dopo tre scudetti e un titolo di capocannoniere lasciò l'Austria e tornò a casa: contratto con lo Slavia Praga, a sua volta il club più glorioso della Cecoslovacchia. Qui l'esplosione, issandosi addirittura a 1,8 gol a partita: in maglia biancorossostellata inanellò record su record, arrivando più volte a firmarne sette in un colpo solo. I tifosi estasiati lo chiamavano il Cinico e si recavano in massa anche agli allenamenti, per godersi i suoi numeri. Lui li ripagava con quelle che somigliavano più a sessioni di tiro a canestro: suscitava stupore quando faceva cilecca.

Lo Slavia fu la sua terra promessa: Bican assurse a grande protagonista sia nel campionato cecoslovacco che in quello del protettorato boemo-moravo, entità politica creata dagli invasori nazisti nel 1939. Giocò nello Slavia tra 1937 e il 1948, poi vestì le maglie di Vitkovice e Hradec Kralove, infine chiuse la carriera a 42 anni ancora nello Slavia, che dopo la guerra aveva brevemente cambiato nome in Dynamo. Era il Messi della situazione: nella parte praghese della parabola griffò la bellezza di 503 gol in 300 partite, vincendo 5 scudetti e 10 classifiche dei marcatori. Con punte straordinarie come le 57 reti in 23 gare nel 1943/44, all'incredibile media di 2,48.

Se consideriamo tutti i tornei di prima divisione disputati, Josef Bican ebbe questi numeri: 365 presenze, 563 centri, media 1,54. Nelle tre nazionali abbracciate (Austria, Cecoslovacchia, Boemia-Moravia) "solo" 29 gol in 34 partite. Gli mancò la dimensione internazionale, ma non fu colpa sua: ebbe la sfortuna di incappare nel periodo prebellico e bellico, quando l'attività estera, già modesta, fu travolta dagli eventi macropolitici. Mondiali: partecipò a Italia '34, saltò Francia '38 per un errore burocratico della federazione cecoslovacca. Europei per nazionali e coppe per club non esistevano: c'erano antenate come la Coppa Internazionale (che Bican non vinse mai) e la Mitropa Cup (la conquistò nel '38 con lo Slavia, segnando anche un gol nella finale d'andata col Ferencvaros e laureandosi, manco a dirlo, re dei bomber del torneo).

"Ho sentito molte volte la teoria per cui era più facile segnare ai miei tempi - ha detto Bican, scomparso nel 2001 a 88 anni - Ma le occasioni erano le stesse anche cent'anni fa, e saranno le stesse tra altri cent'anni. La situazione è identica e tutti dovrebbero essere d'accordo sul fatto che un'occasione dovrebbe trasformarsi in un gol. Beh, io se avevo cinque occasioni facevo cinque gol, se ne avevo sette ne segnavo sette".

"Pepi era un giocatore con le qualità di una stella - ha ricordato l'ex compagno nello Slavia Jan Andrejkovic - Aveva una tecnica eccellente sia col piede destro che col sinistro, gli riuscivano colpi di testa incredibili, si giovava di un senso della posizione perfetto, faceva passaggi precisi. E soprattutto, naturalmente, aveva un grande fiuto del gol. Ogni attaccante vorrebbe vincere le scarpe d'oro che ha vinto lui".

Nel 2013, durante i festeggiamenti per il centenario della fondazione del club (e anche della nascita di Pepi: coincidenza pazzesca), lo Slavia ha giocato con la replica della sua maglia, con tanto di autografo stampato.

Guarda il filmato della tv ceca su Josef Bican

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P
Complimenti vivissimi e di cuore. Ho scoperto da poco questo sito. Tutte storie interessantissime e bellissime. Sono un tifoso del Toro. Grazie ancora. Continui così
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