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Il gol annullato dallo sceicco del Kuwait

L'emiro Al-Sabah lascia il campo dopo aver ottenuto l'annullamento del gol di Giresse
L'emiro Al-Sabah lascia il campo dopo aver ottenuto l'annullamento del gol di Giresse

Di cose buffe ai Mondiali ne sono capitate tante, ma probabilmente l'episodio numero uno è quello del 21 giugno 1982 a Valladolid. Mundial di Spagna, seconda giornata del girone eliminatorio: c'è Francia-Kuwait, con i galletti che devono riscattare il ko al debutto con l'Inghilterra e gli asiatici - esordienti assoluti, allenati dal brasiliano Carlos Alberto Parreira, giunti in Spagna con tanto di cammello portafortuna - reduci dal sorprendente pareggio con la Cecoslovacchia. Arbitra il 41enne Miroslav Ivanovych Stupar, sovietico di origine ucraina, ex giocatore della Dinamo Kiev: un fischietto di basso profilo, internazionale dal '77, curriculum modesto.

La Francia domina e a inizio ripresa conduce comodamente 3-0 con i gol - tutti pregevoli - di Genghini su punizione, Platini e Six su verticalizzazioni improvvise. Partita liscia, un solo ammonito, banda Platini in controllo totale col corollario di tre reti annullate, tutte per fuorigioco. A un quarto d'ora dalla fine accorcia Al-Buloushi, in maniera alquanto stramba: i kuwaitiani hanno una punizione dal limite e ingaggiano una lunga e comica disputa con l'arbitro sul punto esatto di battuta, questione di centimetri. Mentre si discute Al-Anbari calcia a sorpresa e a difesa ferma innesca il compagno, che fa centro. Già qui Stupar non brilla per sagacia, ma il meglio deve ancora venire.

Minuto 81: Genghini-Platini-Giresse, tutto di prima, il fuoriclasse tascabile del Bordeaux ha la strada spianata e firma il poker. Abbracci, applausi, palla al centro. Solo che gli avversari non hanno alcuna intenzione di riprendere il gioco: contestano la marcatura, dicono di aver sentito un fischio e di essersi fermati, convinti che fosse un segnale dell'arbitro. Circondano Stupar, poi si avvicinano alla panchina, arrabbiatissimi. Fanno ampi gesti di dissenso. Dalla tribuna, un tizio in kefiah invita la squadra a uscire dal campo, tra lo sconcerto di francesi e pubblico. Il tizio non è uno qualsiasi: si chiama Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, è il leader della federcalcio del Kuwait nonché il fratello dell'emiro che comanda il piccolo Paese arabico. Insomma, un membro della famiglia reale.

Al-Sabah chiama fuori i giocatori, invece accade il contrario: i giocatori lo convincono a scendere in campo. Espressione poi abusata nel panorama politico: è l'emiro il primo politico a scendere letteralmente in campo. Una volta sul prato, circondato di gendarmi, guardie del corpo e funzionari Fifa, Al-Sabah si prende la scena, com'è probabilmente abituato a fare a casa sua. Una mini invasione in piena regola, seguita da sette eterni minuti di conciliaboli assortiti: i membri del team kuwaitiano parlano con l'emiro, l'emiro parla con tutti, l'arbitro parla coi guardalinee, i delegati Fifa parlano con i francesi, i poliziotti sorvegliano, i fotografi fotografano, non tutti danno l'idea di sapere che pesci pigliare. Alla fine, Al-Sabah torna soddisfatto in tribuna.

Palla al centro? Macché: si riprende con Stupar che la scodella nell'area del Kuwait, dopo aver annullato il gol di Giresse. Finisce comunque 4-1, perché all'ultimo respiro il difensore Bossis, in libera uscita, sgroppa su invito di Soler e fissa il risultato.

Il fattaccio fa il giro del mondo tra l'ilarità dei più. Non ride affatto la Fifa, che giubila Stupar sui due piedi: via la qualifica di internazionale, continuerà a dirigere in patria fino al 1991. Non ride a lungo neanche lo sceicco Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah: il 2 agosto 1990, nelle drammatiche ore dell'invasione del suo Paese da parte delle truppe di Saddam Hussein, si trova sul volo 149 Londra-Kuala Lumpur della British Airways, che fa improvvido scalo proprio a Kuwait City. I soldati iracheni occupano l'aeroporto, sequestrano l'aereo e uccidono l'illustre passeggero, abbandonandosi poi al pubblico scempio del cadavere: gli altri a bordo verranno usati come scudi umani e infine liberati.

Anni dopo Stupar, ancor oggi ascoltato come vecchio saggio del calcio ucraino, ha spiegato quell'assurdo teatrino. "Quando uscirono le designazioni pensai che Francia-Kuwait non fosse una gran partita. Quel giorno, a Valladolid, faceva molto caldo. Dopo pranzo feci il solito pisolino pregara, ed ebbi un incubo: sognai uno specchio coperto da un velo nero. Col senno di poi, un presagio sinistro. Sul 3-1 per i francesi, a nove minuti dalla fine, la palla arrivò a Giresse e dagli spalti si sentì un fischio: i difensori del Kuwait si fermarono e mi guardarono, io capii il malinteso e feci subito cenno che era tutto regolare, gridando loro di continuare a giocare. Giresse entrò in area e segnò. I kuwaitiani continuavano a protestare, non volevano continuare, poi piombò in campo l'emiro e minacciò di ritirare la squadra".

Qui il racconto si arricchisce di particolari interessanti: "Era una situazione limite, un'interferenza esterna non contemplata dal regolamento. Cercai il conforto dei miei collaboratori, ma erano più imbarazzati di me: lo svedese Fredriksson e lo jugoslavo Matovinovic evitavano addirittura di incrociare il mio sguardo. Mi ricordai di due fatti simili accaduti nel campionato sovietico, a Perm e a Simferopoli: una delle squadre aveva abbandonato il campo a seguito di decisioni contestate, le partite non si erano concluse e gli arbitri, Abgolts di Alma-Ata e Streletsky di Donetsk, erano stati addirittura puniti dalla federazione. Non c'era una casistica di riferimento, dovevo scegliere col buonsenso: pensai che la cosa migliore in quel momento, per noi e per il Mondiale, fosse concludere in qualche modo la gara".

Così ecco la via d'uscita fatale: "Mancava una manciata di minuti, qualunque mia decisione non avrebbe modificato l'esito del match. Così presi la palla, tornai in campo, chiamai le squadre, la scodellai e il gioco riprese. I francesi fecero lo stesso il quarto gol prima della fine".

E le reazioni? "Molti colleghi mi diedero ragione. Ricordo il tedesco Eschweiler, mi disse: anch'io avrei preso la palla sottobraccio e me ne sarei andato da quel casino per riprendere a giocare. Convennero tutti che fosse necessario stabilire in fretta il da farsi, usando il buonsenso. Non è vero che fui spedito a casa dalla Fifa: non mi fecero più arbitrare ma rimasi in Spagna, ero in tribuna da spettatore alla finale di Madrid. Ma giravano voci brutte, qualcuno parlava di scandalo. Non pensavo di essere punito, dopotutto non avevo rovinato il gioco. Ma mi rendo conto che quei sette minuti di caos, per giunta visti sulle tv di tutto il mondo, potessero sconcertare".

La fattispecie è poi stata contemplata dal regolamento, dando in qualche modo ragione a Stupar: "24 anni dopo, nel 2006, la Fifa ha distribuito le nuove linee guida per gli arbitri, in cui sta scritto che nel caso in cui un fischio proveniente dagli spalti interferisca col gioco bisogna fermare tutto e ricominciare con una palla a due. Proprio quello che feci io a Valladolid: la mia rettitudine è stata confermata, meglio tardi che mai. Il lato positivo della faccenda è che, senza quell'episodio, nessuno saprebbe che sono stato ai campionati del mondo. Ancora oggi, quando in campo accade qualcosa di imprevedibile, viene ricordato il mio caso: sono entrato nella storia, anche se non esattamente dalla porta principale".

Guarda il filmato di Francia-Kuwait

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