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Olimpiade di Berlino, l'impresa cancellata del Perù

Uscita alta del portiere peruviano Valdivieso in Perù-Austria 4-2 delle Olimpiadi 1936

Venerdì 7 agosto 1936 Adolf Hitler assistette alla prima e ultima partita di calcio della sua vita: vide la Germania clamorosamente eliminata dal torneo olimpico di Berlino dalla Norvegia, vincitrice a sorpresa per 2-0 della sfida secca dei quarti di finale. Il Fuhrer non la prese bene: gli restava la madrepatria Austria, potenza del pallone dell'epoca, che però si era presentata ai Giochi non col Wunderteam, bensì con una squadra di studenti dilettanti.

Sabato di fuoco. L'Austria aveva battuto 3-1 l'Egitto nel primo turno e ora doveva vedersela col Perù, a sua volta facile vincitore per 7-3 sulla Finlandia con cinque gol della stella Fernandez. Gli andini, freschi di esordio internazionale (1927), grazie a una straordinaria generazione di talenti erano in quel momento la realtà più interessante del Sudamerica. Oltre a Teodoro "Lolo" Fernandez, leggenda dell'Universitario, schieravano fenomeni come l'attaccante Jorge "Campolo" Alcalde, il centrocampista Segundo "Titina" Castillo, il bomber Carlos "Manguera" Villanueva e l'ala destra Adelfo "Bolido" Magallanes, a esaltare un complesso forte e ben assortito in ogni reparto, che macinava risultati e dava spettacolo.

La partita ebbe luogo alle 17.30 di sabato 8 agosto allo stadio dell'Hertha. Lo scrittore uruguagio Eduardo Galeano l'ha definita la più bella di sempre, e forse non ha torto. La cronaca dice che nel primo tempo gli austriaci si portarono agevolmente sul 2-0, ma nella ripresa i peruviani presero il pallino, rimontando tutto lo svantaggio nell'ultimo quarto d'ora. Si andò ai supplementari e il Perù completò l'impresa: nel primo prolungamento l'arbitro, il norvegese Thoralv Kristiansen, annullò addirittura tre marcature ai sudamericani, ma poi, negli ultimi tre minuti, Villanueva e Fernandez firmarono i punti del 4-2 finale.

Qui, sul poker fissato al minuto 119, la storia è a un bivio: da una parte i documenti ufficiali e la stampa neutrale, dall'altra la versione di parte andina. Nel mezzo, eventi ardui da ricostruire con precisione: anche perché, stranamente, nelle prime Olimpiadi riprese dalle telecamere, grazie al sapiente staff della grande Leni Riefenstahl, l'unico evento privo di testimonianze filmate parrebbe proprio questa gara.

Il caos del minuto 119. Al minuto 119, dunque, di sicuro ci fu un'invasione del campo da parte del pubblico: non è dato sapere quanti esattamente fossero gli spettatori sciamati sul terreno di gioco, né quanto mettessero a repentaglio la sicurezza dei giocatori. Soprattutto, non è dato sapere di che parrocchia fossero gli invasori: l'inviato di un giornale inglese parlò di "un migliaio di persone, armate di bastoni, coltelli e persino una pistola", bizzarro modo di festeggiare un successo storico qualora fossero peruviani. Fatto sta che nel marasma un giocatore austriaco lamentò (simulò?) un colpo alla gamba e per questo l'Austria inoltrò reclamo. La Fifa - che organizzava il torneo di calcio olimpico e strizzava l'occhio alle autorità ospitanti - lo accolse prontamente e ordinò la ripetizione del match per il 10 agosto, sullo stesso campo e a porte chiuse.

Il Perù non poté perorare le proprie ragioni, poiché i suoi rappresentanti, bloccati da una parata militare che blindava la capitale, non riuscirono a raggiungere in tempo la sede del comitato organizzatore, dove si stava discutendo il caso. E, saputo del replay imposto dalle autorità, prese cappello: la squadra non si presentò e tutta la delegazione indignata abbandonò i Giochi in segno di protesta, accompagnata dalla solidale rappresentativa colombiana, incassando il sostegno morale di Argentina, Cile, Messico e Uruguay.

Saltò poi fuori che gli austriaci, vistisi perduti, avrebbero anche indotto l'arbitro Kristiansen a verificare le misure irregolari del terreno di gioco: in quel famoso ultimo minuto dei supplementari maturarono dunque due episodi che offrirono la chance alla Fifa per l'annullamento della gara.

Complotto o pasticcio? La più grande vittoria della storia del calcio peruviano fu così cancellata d'imperio. I calciatori del Perù, rientrati nel loro Paese via nave salpando da Genova, vennero accolti come eroi. Parlarono di complotto ai loro danni ordito dal regime nazista, accusato di "tenere" all'Austria, adottata come paladina dello sport ariano contro rivali tra cui abbondavano i giocatori di colore. A Lima in quei giorni si scatenò una vasta protesta popolare antitedesca: fu assaltata l'ambasciata e bruciata la bandiera, persino i lavoratori portuali si rifiutarono di caricare le merci destinate alla Germania. Anche il consolato norvegese finì nel mirino dei vandali.

Avvalorata da molti indizi, la teoria del complotto reggerebbe, se le fonti non amplificassero i dubbi invece di dissiparli. Ottant'anni dopo non c'è ancora una verità univoca: né i protagonisti possono ancora dire la loro, poiché sono tutti nell'aldilà. Recentemente alcuni giornalisti peruviani in vena di revisionismi hanno rimesso al loro posto un po' di dettagli, manipolati ad arte nel tempo dalla vox populi complottista: per esempio, si disse che Hitler era presente allo stadio e ne uscì umiliato come con Jesse Owens, ma Hitler quel giorno in realtà non c'era. E sui tre gol cancellati mancano le certezze tecniche: magari l'arbitro aveva ragione. Lo stesso Galeano ha romanzato parecchio la vicenda, addobbandola con dettagli non verificati. Sfrondata l'agiografia, pur in un'edizione dei Giochi pesantemente inquinata dalla propaganda nazista, rimane la domanda di fondo: possibile che mille peruviani fossero in tribuna quel giorno, a 11mila chilometri da casa, e che avessero inscenato quell'assurda invasione violenta dopo un successo sensazionale?

Il Perù non si iscrisse al Mondiale 1938, poi nel '39 vinse il campionato sudamericano, confermando la bontà della generazione d'oro. La miracolata Austria invece arrivò alla finale olimpica, la perse con l'Italia ai supplementari e nel '38, pur regolarmente qualificata, non partecipò al campionato del mondo francese a causa dell'Anschluss che l'aggregò alla Germania nazista. L'arbitro Kristiansen, suo malgrado ingranaggio chiave del fattaccio, ex ottimo giocatore, continuò a fischiare fino agli anni '50 e poi divenne importatore di banane nella sua Stavanger.

Guarda Fernandez e Galeano raccontare Perù-Austria del 1936

Guarda un'inchiesta della tv peruviana

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